Come la Commissione Ue ha giudicato il Documento programmatico di bilancio (Dpb) del governo italiano. Fatti, numeri e commento di Giuseppe Liturri
Che cosa ha detto Bruxelles sul Documento programmatico di bilancio (Dpb) del governo italiano?
La bozza italiana di Documento programmatico di bilancio (Dpb) “è in linea con le raccomandazioni” adottate dal Consiglio il 20 luglio, e “molte delle misure stanno sostenendo l’attività economica di fronte ad una considerevole incertezza. Ma alcune misure non sembrano temporanee o finanziate da misure di copertura”. Lo scrive la Commissione Ue nel suo giudizio sul Dpb. Stessa conclusione anche per Francia, Lituania e Slovacchia.
Nel documento programmatico di bilancio (Dpb) italiano – scrive la Commissione – ci sono misure temporanee pari allo 0,3% del Pil, e misure che “non sembrano temporanee o finanziate da misure di copertura” pari all’1,1%. Queste “in particolare includono il taglio nella contribuzione sociale nelle regioni povere, l’estensione della detrazione d’imposta sui redditi da lavoro, l’introduzione del bonus famiglia e risorse più alte ai ministeri e altri servizi pubblici”.
“L’attuale crisi – scrive l’Ue – ha esacerbato alcune sfide esistenti, e i rischi sono in aumento nei Paesi che già avevano squilibri macroeconomici eccessivi” come l’Italia. Per questo la Commissione Ue ha deciso di preparare “analisi approfondite” per l’Italia e altri undici Paesi “per identificare e valutare la severità di possibili squilibri macroeconomici”. L’Italia è in squilibrio eccessivo dal 2011, e due anni fa rischiò una procedura. Le analisi approfondite saranno pubblicate in primavera, più tardi del solito avverte la Ue, perché saranno rese note assieme alle valutazioni sui piani di rilancio. Anche Germania e Olanda sono sotto monitoraggio per lo squilibrio del surplus.
“Dato il livello del debito pubblico italiano e le grandi sfide di sostenibilità nel medio termine prima dello scoppio della pandemia Covid-19, è importante per l’Italia assicurare che, quando prende misure di sostegno, preservi la sostenibilità di bilancio nel medio termine”. “L’Italia è invitata a valutare regolarmente l’uso, l’efficacia e l’adeguatezza delle misure di sostegno e ad essere pronta ad adattarle alle circostanze che cambiano”, sottolinea Bruxelles.
ESTRATTO DELL’ARTICOLO DELL’ANALISTA GIUSEPPE LITURRI SU LA VERITA’
Da Palazzo Berlaymont comunicano che solo la crisi da Covid ci ha evitato la procedura d’infrazione per deficit e debito eccessivo. Considerata la necessità anche per il 2021 di misure a sostegno di imprese e famiglie per mitigare l’impatto della crisi, il deficit/PIL programmatico del 7% viene ritenuto in linea con le raccomandazioni della Commissione, che però lo stima al 7,8%. Inoltre il Next Generation Eu è come se non ci fosse o quasi: il governo inserisce sussidi per circa 10 miliardi (0,6% del PIL) nel 2021, ma la Commissione, incredibilmente, puntualizza che si tratta di piani da approvarsi nel 2021 e quindi può tenere solo conto di un anticipo finanziario del 10% (7,1 miliardi) che migliora solo il profilo del debito. Allo stesso modo, non considera alcun tipo di spesa legata a questi sussidi europei, poiché ad oggi non esistono sufficienti dettagli. Insomma, prima hanno spinto il governo a fare ipotesi tenendo conto del NgEu e poi ritengono che sia prematuro fare qualsiasi ipotesi di spesa e relativa crescita del PIL. Poco rassicurante, ad essere ottimisti. Così come non lo è la dotazione del “Fondo di rotazione per l’attuazione del Next Generation EU – Italia”, per complessivi 121 miliardi, prevista dall’articolo 184 della manovra. Si tratta di una posta puramente contabile destinata a fungere da serbatoio per i fondi (sia prestiti che sussidi) che, tardi, arriveranno nel triennio 2021-2023. Infatti, la norma specifica che “le risorse finanziarie iscritte nel Fondo […] sono utilizzate dopo l’approvazione del Piano Nazionale per finanziare progetti ivi inclusi e mantengono, quale vincolo di destinazione, la realizzazione degli interventi del PNRR fino a tutta la durata del Piano”. Ma se il Piano non è approvato (ora è tutto bloccato) non si muove un centesimo.
Se, in qualche modo, passiamo l’esame per quanto riguardante le misure temporanee adottate nel 2020 (pari al 6,1% del PIL), è sul 2021 che la Commissione storce la bocca. Infatti ritiene le misure aggiuntive previste nel Dpb pari al 1,4% del PIL (i circa 24 miliardi dell’impianto iniziale della manovra) per la gran parte (1,1% del Pil) non siano temporanee o accompagnate da tagli compensativi e quindi minacciano di mettere a rischio la sostenibilità del bilancio nel medio termine. Fornire sostegno nel breve va bene, ma poi tutto deve rientrare. Insomma un Patto di stabilità che cacciato dalla porta a marzo, rientra surrettiziamente dalla finestra a novembre. Per chiudere, la Commissione non manca di farci sapere che valuterà le riforme e gli investimenti che saranno presentati col Piano Nazionale nel 2021, alla luce della coerenza con le priorità e le sfide identificate dal Semestre Europeo. Un modo come un altro per invitarci ad essere diligenti ed obbedienti.
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