In caso di Brexit senza accordo, il Regno Unito potrebbe perdere l’accesso al mercato europeo dell’energia, con ripercussioni sui costi e sulla sicurezza del Paese
Il capo negoziatore dell’Unione europea su Brexit, Michel Barnier, sta minacciando di impedire al Regno Unito di accedere al mercato unico dell’energia con l’obiettivo di ottenere da Londra una concessione sui diritti di pesca.
IL TEMA DELLA PESCA
Ricapitolando, quello della pesca – relativo cioè all’accesso dei pescatori europei alle ricche acque britanniche – è uno dei principali punti di frizione tra Europa e Regno Unito, che sta complicando i negoziati sul nuovo accordo commerciale che dovrebbe entrare in vigore una volta scaduto il periodo di transizione di Brexit, il prossimo 31 dicembre.
Sembra dunque che Barnier stia cercando di “scambiare” la possibilità di accesso del Regno Unito al mercato energetico dell’Unione con la possibilità per le navi europee di pescare all’interno della zona economica esclusiva britannica, nel rispetto di certe quote.
QUANTO VALE IL MERCATO DELL’ENERGIA
Secondo il think tank Bruegel, con sede a Bruxelles, la permanenza nel mercato dell’energia europeo vale per il Regno Unito circa 6 miliardi di euro l’anno: è quello il valore del gas naturale e dell’elettricità scambiati attraverso il canale britannico. Simone Tagliapietra, ricercatore di Bruegel, ha detto a Bloomberg che, in caso di mancato accordo sull’energia, le conseguenze negative “ricadrebbero in maniera sproporzionata sul Regno Unito, dato che il mercato continentale è molto più largo e meglio integrato”.
L’ELETTRICITÀ
L’esclusione dal mercato europeo dell’energia avrebbe, per il Regno Unito, ripercussioni innanzitutto sulle forniture di elettricità. Il paese ne è un importatore netto, e i suoi prezzi all’ingrosso sono più alti rispetto a quelli dei vicini. Circa il 7 per cento della domanda britannica giunge nel territorio nazionale attraverso cinque cavi, di cui quattro sono connessi all’Europa.
L’anno scorso le importazioni nette di energia elettrica sono aumentate del 10 per cento, arrivando alla cifra record di 21,4 terawattora.
LE POSSIBILI CONSEGUENZE, CON O SENZA ACCORDO
Se Unione europea e Regno Unito raggiungeranno un accordo, allora è probabile che anche il commercio di gas ed elettricità proseguirà senza grosse differenze.
Molto potrebbe invece cambiare con il no-deal. Il Regno Unito dovrebbe dotarsi di nuove regole sul flusso di gas e dell’energia elettrica tra le varie regioni. E anche se queste regole saranno probabilmente simili a quelle attuali, scrive Bloomberg, è probabile che gli scambi non saranno altrettanto efficienti.
Le aste per la capacità degli interconnettori tra il Regno Unito e le nazioni europee sono integrate con i mercati elettrici europei, in modo che l’energia fluisca dove i prezzi sono più alti. In assenza di questa disposizione, i flussi potrebbero non seguire più i prezzi.
L’UCL European Institute stima che, in caso di mancato accordo, la perdita dei benefici derivati dal mercato integrato costerà ai consumatori britannici circa 2 miliardi di sterline in più all’anno.
I RISCHI PER LA SICUREZZA ENERGETICA
Se poi le relazioni tra Bruxelles e Londra dovessero addirittura deteriorarsi completamente, si potrebbe arrivare ad un’interruzione delle forniture di gas ed energia elettrica, con serie ripercussioni per la sicurezza energetica britannica. Il paese perderebbe il 7 per cento della propria fornitura di elettricità e farebbe fatica a trovare una fonte di approvvigionamento alternativa. Rischiando, nel frattempo, interruzioni di corrente durante le fasi di picco della domanda.
Il gas, poi, vale circa l’80 per cento del commercio energetico tra Regno Unito ed Europa. Bloomberg aggiunge che il Regno Unito dipende dall’Europa per il bilanciamento del gas nella rete.
IL DANNO PER L’IRLANDA
Una eventuale esclusione del Regno Unito dal mercato europeo del gas rappresenterebbe però un danno per l’Irlanda, paese membro dell’Unione: il 56 per cento del suo fabbisogno viene soddisfatto dalle importazioni dal Regno Unito.
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