L’analisi di Sergio Matalucci sul Recovery Package in Germania pubblicata su Rivista Energia
Grazie al risparmio pubblico degli anni scorsi, il piano di ripresa tedesco ha una portata tale che Berlino si aggiudica due dei primi sei programmi mondiali di ripresa “verde” secondo il ranking redatto da Carbonbrief (gli altri quattro sono europei). Numero che sale a otto se si allarga lo spettro ai primi venti programmi.
Quelli passati dal governo tedesco non sono solo meccanismi di supporto statale provvisti di ampi margini di manovra; sono anche piuttosto pratici:
- tagliano le tasse sulle rinnovabili in bolletta per evitare un aumento delle spese energetiche dei nuclei domestici (11 miliardi di euro);
- promuovono l’industria nazionale dell’idrogeno (7 miliardi, a cui si aggiungono 2 miliardi per lo sviluppo di un mercato “internazionale”).
Se il primo programma “verde” (incentivi in bolletta) ha lo scopo di rendere la transizione energetica tedesca meno pesante per la popolazione, il secondo è il fiore all’occhiello della cancelliera Angela Merkel e soprattutto del ministro dell’economia e dell’energia Peter Altmaier. Guarda al futuro in modo coerente e piuttosto ambizioso, si prefigge lo scopo di cambiare il sistema energetico nazionale diminuendone l’impatto ambientale e, in generale, differenziando rischi.
CREDIBILITÀ E SOLIDITÀ
Oltre a una campagna informativa di supporto (che a volte sfiora il marketing), il programma per l’idrogeno include una serie di misure, tra cui la riduzione dell’IVA e sgravi fiscali.
Il tentativo di rendere l’idrogeno “l’energia del futuro” è reso più solido dal peso politico e dalla continuità tedesca in Europa, che permette alla classe dirigenziale teutonica di influenzare le politiche europee in linea con le proprie strategie di medio e lungo periodo.
Il tentativo di rendere l’idrogeno “l’energia del futuro” è reso più solido dal peso politico e dalla continuità tedesca in Europa
Il cambiamento industriale in atto implicherà sicuramente nuove possibilità (per lo più per società tedesche e francesi), ma anche perdite per la catena di sub-fornitura tradizionale tedesca (e quindi per società italiane).
Sebbene manchino diversi dettagli e nuovi inevitabili programmi (anche perché il governo ha lanciato delle consultazioni pubbliche su come migliorare i programmi di ripresa e come priorizzarli), non ci sono dubbi sul fatto che la Germania abbia già comunicato chiaramente la propria priorità: politiche energetiche in linea con gli obiettivi di neutralità climatica al 2050 che permettano alla Germania di guadagnare credibilità e preservare, per quanto possibile, il resto del tessuto economico.
I primi risultati del programma di ripresa sembrano già aver sortito dei primi effetti. Il numero dei disoccupati è sceso per il terzo mese consecutivo a settembre, i lavori temporanei sono in diminuzione, ha scritto a ottobre il ministro delle Finanze. Il 26 ottobre il governo ha anche rivisto al rialzo le stime per il 2021.
INVESTIMENTI “SOSTENIBILI”
Gli altri programmi tedeschi in chiave “verde” annunciati quattro mesi fa prevedono:
- Un supporto statale per l’acquisto di macchine elettriche
- Sostegno finanziario per i comuni, inclusi 2,5 miliardi di euro per il trasporto pubblico
- Due miliardi e mezzo per ampliare l’infrastruttura di ricarica delle auto elettriche e, in generale, sostenere la ricerca e lo sviluppo della mobilità elettrica
- Due miliardi di euro per investimenti in nuove tecnologie da parte di case automobilistiche e fornitori
- Ulteriori due miliardi di euro per l’aumento dell’efficienza energetica degli edifici
- Un miliardo di euro ciascuno per la navigazione moderna e l’aviazione
- Conservazione e gestione sostenibile delle foreste (700 milioni di euro)
- Misure per la digitalizzazione
- Tutti i programmi “verdi” tedeschi sono non solo sensati, ma quasi necessari
Da non dimenticare poi la decisione di supportare Deutsche Bahn con 5 miliardi. Questo permetterà alla società ferroviaria tedesca di prepararsi ai cambiamenti del sistema ferroviario europeo in corso, cambiamenti che stanno facilitando nuovi investimenti intra-continentali.
Tutti i programmi “verdi” tedeschi sono non solo sensati, ma quasi necessari, visto il piano di uscire dal nucleare (2022) e dal carbone (2038). La Germania è uno dei sette Paesi che, al momento, ha recepito gli obiettivi di neutralità climatica al 2050 nella legislazione nazionale (insieme a Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Svezia ed Ungheria).
Lo scopo di pensare alla sostenibilità, e quindi al futuro e non al passato, offre una direzione agli investimenti. Questo è particolarmente sensato in un momento di significative incertezze. Il governo tedesco sta cercando di comunicare chiaramente tanto all’industria quanto alla popolazione. Rimane comunque che la situazione politica non è facile da leggere e che, in diverse conferenze stampa, Angela Merkel ha dovuto rispondere a domande sull’opinione pubblica. Il malcontento, che sembra solo italiano leggendo i giornali del Bel Paese, è questione diffusa.
BACKGROUND: IL PIANO DI RIPRESA TEDESCO NEL SUO COMPLESSO
Il piano biennale da 130 miliardi di euro lanciato dal governo tedesco a giugno ammonta a circa il 3,8% del PIL, poco più di quanto deciso dal governo francese.
Il pacchetto completo prevede misure sanitarie, una garanzia statale sui prestiti alle imprese, programmi atti al mantenimento di posti di lavoro, supporto finanziario alle piccole e medie imprese, il differimento di alcune imposte, la sospensione delle procedure di insolvenza per un anno dall’inizio della pandemia e la riduzione delle aliquote IVA (quella normale dal 19% al 16%, quella ridotta passa dal 7% al 5%). Questo implica maggiore flessibilità e liquidità.
Non solo transizione energetica…
Per due anni fiscali, poi, è stata garantita la possibilità di aumentare le quote di ammortamento dei beni mobili per incentivare gli investimenti, per esempio in nuovi macchinari. Il governo riporta anche che “la legislazione in materia di imposta sulle società sarà aggiornata e comprenderà, ad esempio, un’opzione che consentirà alle entità non societarie di essere trattate come società a fini fiscali. Ciò aumenterà la competitività delle imprese.” Merkel ha sottolineato in diverse occasioni che ulteriori misure in supporto al tessuto produttivo sono già in cantiere.
Il 28 ottobre, per esempio, il ministro Altmaier ha annunciato un ulteriore pacchetto da 10 miliardi per compensare le perdite di novembre derivanti dal secondo lockdown, entrato in vigore a inizio mese. Lo scopo è quello di sostenere società con meno di 50 dipendenti. Allo stesso tempo, come sottolineato dal ministro delle Finanze Olaf Scholz (probabile cancelliere dopo Merkel), queste misure rientrano nel bilancio corrente. Questo evita, almeno per ora, nuovo debito.
COSA VUOL DIRE A LIVELLO INTERNAZIONALE?
Continuano le attività diplomatiche tedesche. Il governo Merkel, che ha aumentato la sua credibilità negli ultimi mesi per via della gestione finora efficiente della pandemia e per la cautela dimostrata a livello internazionale, mantiene contatti a diversi livelli per operare pressioni in campo energetico su governi in Africa, Nordamerica, Sudamerica, Oceania e Asia.
L’intenso lavoro diplomatico rafforza le prospettive tedesche
Non si può negare il contributo tedesco alla decisione di Cina, Giappone e Corea del Sud di introdurre l’obiettivo della neutralità climatica (o neutralità carbonica come nel caso della Cina) entro il 2050.
Tutte queste dimensioni – economiche, ambientali e diplomatiche – rendono il piano tedesco per l’idrogeno e il clima in generale plausibile a livello nazionale, condivisibile a livello continentale e un utile spunto di riflessione a livello globale.
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