EVENTI NEWS

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lunedì 28 febbraio 2022

febbraio 28, 2022 0

 

Covid, algoritmo può identificare i pazienti che rischiano la morte

Sviluppato dall'università di Yale, avrebbe un'accuratezza dell'83%

L'università di Yale (Stati Uniti), utilizzando un nuovo algoritmo di apprendimento automatico, ha individuato le cellule del sistema immunitario associate a un maggiore rischio di morte per Covid. Il sistema, che apre nuovi scenari anche per altre malattie, avrebbe un'accuratezza dell'83%.

"Gli algoritmi di apprendimento automatico si focalizzano tipicamente su una visione dei dati che ha un’unica risoluzione, ignorando le informazioni che possono essere trovate in maniera più focalizzata. - spiega il co-autore dello studio, Manik Kuchroo - Per questo motivo abbiamo creato l’algoritmo 'Multiscale Phate' che permette di concentrarsi su specifici sottoinsiemi di dati per condurre analisi più dettagliate".

Già utilizzato per analizzare 55 milioni di cellule

Lo strumento, come spiegato in un articolo pubblicato sulla rivista 'Nature Biotechnology', permette infatti di vagliare i dati a ogni risoluzione possibile, dai milioni di cellule fino alle singole cellule, nel giro di pochi minuti. I ricercatori lo hanno utilizzato per analizzare 55 milioni di cellule del sangue prelevate da 163 pazienti giunti allo 'Yale New Haven Hospital' per una forma grave di Covid.

Da un'analisi più ampia dei dati, è emerso che alti livelli di cellule T forniscono protezione, mentre alti livelli di granulociti e monociti si associano ad alti livelli di mortalità. Un esame più dettagliato ha rivelato che un particolare tipo di cellule T (denominato TH17) si associa a una mortalità maggiore quando si unisce a molecole infiammatorie come l'interleuchina 17 e l'interferone gamma. "Misurando questi parametri nel sangue, - ha concluso Kuchroo - il sistema può predire se il paziente sopravvivrà con un’accuratezza pari all’83%".


febbraio 28, 2022 0

 

Campania in zona bianca, ma De Luca avverte: "Mascherine all'aperto restano obbligatorie"

A preoccupare sono le feste per il Carnevale

Calano i positivi come anche i ricoveri in Campania, che, nel frattempo, è passata in zona bianca. Tuttavia restano obbligatorie le mascherine anche all’aperto in caso di affollamenti. A ricordarlo è lo stesso presidente della Regione Vincenzo De Luca che, attraverso una nota, ricorda tutti i campani che permane l'obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, anche all'aperto, in presenza di affollamenti e assembramenti fino alla conclusione dello stato di emergenza, obbligo disposto dall’ordinanza del Ministro della salute dell'8 febbraio 2022, previsto anche per le regioni in "zona bianca".

Dunque, nonostante il calo considerevole di positivi e di ricoveri in ospedale di pazienti Covid, la Campania prosegue con l'obbligo di mascherine all'aperto. "Si raccomanda in modo particolare - dichiara il presidente Vincenzo De Luca - di rispettare tale obbligo in occasione del Carnevale e di eventi pubblici e privati che possano determinare pericolo di nuovi contagi. Il senso di responsabilità e la prudenza consentiranno una maggiore tutela dei nostri concittadini e il rientro sereno nella vita normale, anche per le attività economiche".

Dunque a preoccupare il numero uno della Campania sono precisi eventi come il Carnevale e più in generale le feste e i veglioni, che si terranno a partire da questa sera, per festeggiare il martedì grasso, che quest'anno cade domani, 1 marzo. In teoria, con la regione in zona bianca, da domani le mascherine non saranno più obbligatorie all'aperto. È infatti in scadenza l'ordinanza firmata nei mesi scorsi dal governatore Vincenzo De Luca, che però ricorda come, di fronte ad assembramenti, la mascherina resta un obbligo. Insomma De Luca non molla un millimetro di fronte alla pandemia. Soprattutto ora, proprio perché si va verso un periodo di festa.

febbraio 28, 2022 0

 

Profughi ucraini in fuga verso l'Italia, scatta la macchina dell'accoglienza

Secondo l'Unhcr oltre 500.000 persone sono già scappate dalle zone di guerra. Il Governo si attende un forte afflusso di stranieri. Prevista la sistemazione nei Cas. Regioni e Comuni in prima linea. Il ministro dell'Interno lavora a un piano comune con l'Ue

Un'altra giornata di conflitto e scontri. Quelli sul campo - con esplosioni e vittime - e quelli dipomatici con le delegazioni di Russia e Ucraina che si sono incontrate ma senza giungere a un accordo, e col braccio di ferro tra il Cremlino e l'Occidente soprattutto sul fronte economico. Sullo sfondo c'è l'emergenza profughi. Si moltiplica il numero dei cittadini che cercano di mettersi in salvo e lasciare i territori diventati campo di battaglia. Tentativi resi più difficili dalla chiusura degli spazi aerei. Secondo l'Unhcr sono più di 500.000  i rifugiati fuggiti dall'Ucraina nei Paesi vicini. Anche l'Italia si prepara ad accogliere un buon numero di profughi. Si pensa a un'ondata di arrivi imponente, tanto che il tema è stato inserito nell'ultimo decreto varato dal Consiglio dei ministri. Il Viminale sta lavorando al piano per l'accoglienza in raccordo con l'Ue. Vediamo come.

Un popolo in fuga

Come detto, per l'Unhcr sono più di 500.000  i rifugiati fuggiti dall'Ucraina nei Paesi vicini. Ma è solo l'inizio. Per avere idea della portata del fenomeno, basta pensare che dall'inizio dell'invasione russa, la guardia di frontiera polacca ha fatto passare ai valichi con l'Ucraina oltre 281.000 persone in fuga dal Paese. Nella sola giornata di ieri sono arrivate in Polonia quasi 100.000 persone dall'Ucraina. I dati sono riferiti dall'Ambasciata di Polonia in Italia che assicura come ''tutti i rifugiati provenienti dall'Ucraina, indipendentemente dalla loro nazionalità, vengono accolti e possono entrare in Polonia seguendo le procedure predisposte. Nessuna delle persone in fuga deve preoccuparsi della legalità del proprio soggiorno".

La comunità ucraina in Italia

Nel nostro Paese, la comunità ucraina è molto presente: con circa 250mila persone. Numero destinato a crescere velocemente. Tanto che il decreto varato nel primo pomeriggio di oggi, 28 febbraio, prevede il rafforzamento della rete di accoglienza degli stranieri. Nel testo si dispone che i cittadini ucraini vengano ospitati nei Cas (centri di accoglienza straordinaria) e questo "indipendentemente dal fatto che abbiano presentato domanda di protezione internazionale".

E il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ha partecipato al Consiglio Affari interni Ue. Sul tavolo dei ministri dell'Interno,  l'accordo sull'applicazione del cosiddetto "meccanismo di solidarietà" dei Paesi membri verso le città europee che saranno più interessate dall'arrivo dei profughi.

"C'è stata una grande solidarietà da parte di tutti i Paesi sia nei confronti degli ucraini sia nei confronti dei Paesi vicini all'Ucraina in modo da garantire il massimo supporto a un popolo che in questo momento sta soffrendo - ha detto Lamorgese al termine del vertice - Si è parlato della protezione da assicurare a tutti coloro che arriveranno sui nostri territori. È una grave situazione. Abbiamo manifestato tutti quanti la vicinanza e soprattutto abbiamo assicurato che ognuno farà la propria parte".

"La nostra scuola - ha detto il ministro dell'Istruzioine, Patrizio Bianchi - ha una grande tradizione di inclusione della quale dobbiamo essere orgogliosi. Nel corso del Consiglio dei ministri ho spiegato che siamo pronti ad accogliere nelle nostre aule bambini e ragazzi ucraini costretti a lasciare il loro Paese a causa della guerra. Faremo la nostra parte - conclude - insieme, per dare sostegno e aiuto a una comunità colpita da un attacco inaccettabile".  

La macchina della solidarietà

Intanto si agisce a più livelli, non solo ai vertici delle Istituzioni. "Noi medici siamo pronti a dare una mano, in ogni modo. Il sistema sanitario nazionale farà sicuramente la sua parte, ma la faranno anche tutte le organizzazioni dei camici bianchi: Ordini, sindacati, aggregazioni a carattere culturale sono disponibilissime a trovare tutte le forme possibili per dare un supporto concreto a chi fugge dalla guerra e a chi rimane", ha assicurato all'Adnkronos Salute il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, Filippo Anelli. Ora "siamo nella fase in cui serve supporto alle persone. Aspettiamo di capire come ci si deve organizzare".

Regioni e Comuni accolgono i profughi

Da Nord a Sud, Regioni e Comuni si preparano ad accogliere i cittadini in fuga dalle zona di guerra. A Roma il sindaco Roberto Gualtieri ha costituito una task force apposita. Decisa la verifica con gli operatori del settore recettivo della disponibilità di possibili sistemazion e l'apertura di un tavolo con tutte le associazioni di volontariato.

Dall'Ucraina sono in arrivo a Milano "in primis fragili e bambini". Ha detto il sindaco Giuseppe Sala "Ci aspettiamo - ha aggiunto - che già tra oggi e domani arrivino i primi e poi ci sarà il tema dei ricongiungimenti, perché da quello che ci risulta tante madri e nonne sono già partite andando verso i confini con la Romania, per poter prendere i bambini. Sarà un gran lavoro, ma noi faremo tutto ciò che c'è da fare, in accordo con la Prefettura e con gli enti che accoglieranno". Quando arriveranno "questi bambini non vanno semplicemente accolti, ma bisogna che siano inseriti in percorsi educativi e formativi", ha sottolineato Sala spiegando che a questo si aggiunge "un punto di natura legale su come si strutturano i ricongiungimenti". 

La Regione Toscana punta a "convertire gli spazi degli alberghi sanitari, che avevamo a disposizione per il Covid, per l'accoglienza dei profughi". Come spiegato dal governatore Giani si cercherà di "inserire nei corridoi umanitari un coordinamento per la raccolta di beni che possono essere mandati in Ucraina".

Porte aperte anche in Sicilia. "Coopereremo con le nove prefetture dell'Isola per fornire collaborazione e coordinare gli aspetti logistici, assieme alla Protezione civile regionale, per la distribuzione di farmaci e di ogni genere di prima necessità e perché i profughi possano avere tutta l'assistenza di cui necessitano - ha detto il governatore Nello Musumeci -. Con l'auspicio che, al più presto, quanto sta accadendo in Ucraina abbia soluzione positiva e pacifica".  

E il Comune di Palermo ha attivato un indirizzo email  (aiutiucraina@comune.palermo.it) dedicato alla situazione ucraina" per accompagnare e facilitare le pratiche di ricongiungimenti e mettere in collegamento i profughi con le associazioni del terzo settore e con privati cittadini che, in alcuni casi, hanno già espresso ed intendono dare la loro disponibilità per accoglierli".

Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha messo a disposizione 545 posti negli ospedali locali: "Non sappiamo quali saranno i numeri dei profughi in arrivo. Ci sarà riunione importante con la Protezione Civile nazionale, noi siamo pronti ad aprire 545 posti nei nostri ospedali se vi fosse necessità in via emergenziale, possono diventare anche dormitori per chi non ha parenti". 

febbraio 28, 2022 0

 

Profughi ucraini in fuga verso l'Italia, scatta la macchina dell'accoglienza

Secondo l'Unhcr oltre 500.000 persone sono già scappate dalle zone di guerra. Il Governo si attende un forte afflusso di stranieri. Prevista la sistemazione nei Cas. Regioni e Comuni in prima linea. Il ministro dell'Interno lavora a un piano comune con l'Ue

Un'altra giornata di conflitto e scontri. Quelli sul campo - con esplosioni e vittime - e quelli dipomatici con le delegazioni di Russia e Ucraina che si sono incontrate ma senza giungere a un accordo, e col braccio di ferro tra il Cremlino e l'Occidente soprattutto sul fronte economico. Sullo sfondo c'è l'emergenza profughi. Si moltiplica il numero dei cittadini che cercano di mettersi in salvo e lasciare i territori diventati campo di battaglia. Tentativi resi più difficili dalla chiusura degli spazi aerei. Secondo l'Unhcr sono più di 500.000  i rifugiati fuggiti dall'Ucraina nei Paesi vicini. Anche l'Italia si prepara ad accogliere un buon numero di profughi. Si pensa a un'ondata di arrivi imponente, tanto che il tema è stato inserito nell'ultimo decreto varato dal Consiglio dei ministri. Il Viminale sta lavorando al piano per l'accoglienza in raccordo con l'Ue. Vediamo come.

Un popolo in fuga

Come detto, per l'Unhcr sono più di 500.000  i rifugiati fuggiti dall'Ucraina nei Paesi vicini. Ma è solo l'inizio. Per avere idea della portata del fenomeno, basta pensare che dall'inizio dell'invasione russa, la guardia di frontiera polacca ha fatto passare ai valichi con l'Ucraina oltre 281.000 persone in fuga dal Paese. Nella sola giornata di ieri sono arrivate in Polonia quasi 100.000 persone dall'Ucraina. I dati sono riferiti dall'Ambasciata di Polonia in Italia che assicura come ''tutti i rifugiati provenienti dall'Ucraina, indipendentemente dalla loro nazionalità, vengono accolti e possono entrare in Polonia seguendo le procedure predisposte. Nessuna delle persone in fuga deve preoccuparsi della legalità del proprio soggiorno".

La comunità ucraina in Italia

Nel nostro Paese, la comunità ucraina è molto presente: con circa 250mila persone. Numero destinato a crescere velocemente. Tanto che il decreto varato nel primo pomeriggio di oggi, 28 febbraio, prevede il rafforzamento della rete di accoglienza degli stranieri. Nel testo si dispone che i cittadini ucraini vengano ospitati nei Cas (centri di accoglienza straordinaria) e questo "indipendentemente dal fatto che abbiano presentato domanda di protezione internazionale".

E il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ha partecipato al Consiglio Affari interni Ue. Sul tavolo dei ministri dell'Interno,  l'accordo sull'applicazione del cosiddetto "meccanismo di solidarietà" dei Paesi membri verso le città europee che saranno più interessate dall'arrivo dei profughi.

"C'è stata una grande solidarietà da parte di tutti i Paesi sia nei confronti degli ucraini sia nei confronti dei Paesi vicini all'Ucraina in modo da garantire il massimo supporto a un popolo che in questo momento sta soffrendo - ha detto Lamorgese al termine del vertice - Si è parlato della protezione da assicurare a tutti coloro che arriveranno sui nostri territori. È una grave situazione. Abbiamo manifestato tutti quanti la vicinanza e soprattutto abbiamo assicurato che ognuno farà la propria parte".

"La nostra scuola - ha detto il ministro dell'Istruzioine, Patrizio Bianchi - ha una grande tradizione di inclusione della quale dobbiamo essere orgogliosi. Nel corso del Consiglio dei ministri ho spiegato che siamo pronti ad accogliere nelle nostre aule bambini e ragazzi ucraini costretti a lasciare il loro Paese a causa della guerra. Faremo la nostra parte - conclude - insieme, per dare sostegno e aiuto a una comunità colpita da un attacco inaccettabile".  

La macchina della solidarietà

Intanto si agisce a più livelli, non solo ai vertici delle Istituzioni. "Noi medici siamo pronti a dare una mano, in ogni modo. Il sistema sanitario nazionale farà sicuramente la sua parte, ma la faranno anche tutte le organizzazioni dei camici bianchi: Ordini, sindacati, aggregazioni a carattere culturale sono disponibilissime a trovare tutte le forme possibili per dare un supporto concreto a chi fugge dalla guerra e a chi rimane", ha assicurato all'Adnkronos Salute il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, Filippo Anelli. Ora "siamo nella fase in cui serve supporto alle persone. Aspettiamo di capire come ci si deve organizzare".

Regioni e Comuni accolgono i profughi

Da Nord a Sud, Regioni e Comuni si preparano ad accogliere i cittadini in fuga dalle zona di guerra. A Roma il sindaco Roberto Gualtieri ha costituito una task force apposita. Decisa la verifica con gli operatori del settore recettivo della disponibilità di possibili sistemazion e l'apertura di un tavolo con tutte le associazioni di volontariato.

Dall'Ucraina sono in arrivo a Milano "in primis fragili e bambini". Ha detto il sindaco Giuseppe Sala "Ci aspettiamo - ha aggiunto - che già tra oggi e domani arrivino i primi e poi ci sarà il tema dei ricongiungimenti, perché da quello che ci risulta tante madri e nonne sono già partite andando verso i confini con la Romania, per poter prendere i bambini. Sarà un gran lavoro, ma noi faremo tutto ciò che c'è da fare, in accordo con la Prefettura e con gli enti che accoglieranno". Quando arriveranno "questi bambini non vanno semplicemente accolti, ma bisogna che siano inseriti in percorsi educativi e formativi", ha sottolineato Sala spiegando che a questo si aggiunge "un punto di natura legale su come si strutturano i ricongiungimenti". 

La Regione Toscana punta a "convertire gli spazi degli alberghi sanitari, che avevamo a disposizione per il Covid, per l'accoglienza dei profughi". Come spiegato dal governatore Giani si cercherà di "inserire nei corridoi umanitari un coordinamento per la raccolta di beni che possono essere mandati in Ucraina".

Porte aperte anche in Sicilia. "Coopereremo con le nove prefetture dell'Isola per fornire collaborazione e coordinare gli aspetti logistici, assieme alla Protezione civile regionale, per la distribuzione di farmaci e di ogni genere di prima necessità e perché i profughi possano avere tutta l'assistenza di cui necessitano - ha detto il governatore Nello Musumeci -. Con l'auspicio che, al più presto, quanto sta accadendo in Ucraina abbia soluzione positiva e pacifica".  

E il Comune di Palermo ha attivato un indirizzo email  (aiutiucraina@comune.palermo.it) dedicato alla situazione ucraina" per accompagnare e facilitare le pratiche di ricongiungimenti e mettere in collegamento i profughi con le associazioni del terzo settore e con privati cittadini che, in alcuni casi, hanno già espresso ed intendono dare la loro disponibilità per accoglierli".

Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha messo a disposizione 545 posti negli ospedali locali: "Non sappiamo quali saranno i numeri dei profughi in arrivo. Ci sarà riunione importante con la Protezione Civile nazionale, noi siamo pronti ad aprire 545 posti nei nostri ospedali se vi fosse necessità in via emergenziale, possono diventare anche dormitori per chi non ha parenti". 

febbraio 28, 2022 0

 

L'invasione russa in Ucraina: ultime notizie in diretta

Tutti gli aggiornamenti ora per ora sulla guerra in Ucraina

La Russia dopo aver ammassato quasi 200mila militari al confine con l'Ucraina ha riconosciuto lunedì scorso l'indipendenza delle regioni separatiste dell'Ucraina orientale. Nella notte tra mercoledì e giovedì la guerra d'invasione è iniziata. Si combatte in tutta l'Ucraina mentre Mosca ha posto sul tavolo dei negoziati il riconoscimento dell'annessione della Crimea e la smilitarizzazione dell'Ucraina che dovrà restare "terreno neutrale". La situazione ora per ora, in diretta. 

Dall’Italia 110 milioni di euro al Governo ucraino

Il Governo italiano ha erogato 110 milioni di euro al Governo ucraino che, ha confermato il ministro ucraino Marchenko, verranno utilizzati per garantire il normale funzionamento dell’amministrazione pubblica ucraina.

Biden: "Gli americani non devono temere una guerra nucleare"

"Gli americani non devono temere una guerra nucleare". Ad assicurarlo il presidente Usa, Joe Biden, parlando con i giornalisti.il numero uno della Casa Bianca ha risposto con un secco "No" alla domanda se i cittadini americani debbano temere la guerra nucleare alla luce degli sviluppi del conflitto condotto dalla Russia in Ucraina.

Macron: "In contatto con Putin per evitare il peggio"

''Per evitare che la situazione peggiori, ho suggerito al presidente Putin di rimanere in contatto nei prossimi giorni. Continueremo le nostre discussioni''. Lo ha scritto su Twitter il presidente francese Emmanuel Macron, che oggi ha avuto un colloquio telefonico con il presidente russo su richiesta di quello ucraino Volodymyr Zelensky. 

Macron ha anche preso parte a un colloquio telefonico con gli altri leader di G7, Ue e Nato. Occasione per ribadire "la più ferma condanna per la brutale e ingiustificata aggressione nei confronti dell'Ucraina, alla quale è stata da tutti assicurata la più grande solidarietà". Ha partecipato anche il premier Mario Draghi. "Nel riaffermare l'importanza della coesione e dell'unità di intenti sin qui dimostrata - informa una nota di Palazzo Chigi - sono state passate in rassegna le iniziative sinora adottate per sostenere il popolo e le istituzioni dell'Ucraina sul piano umanitario, economico e militare; le decisioni attuate in ambito Nato e le sanzioni disposte nei confronti della Federazione russa. I leader hanno concordato di mantenere il più stretto coordinamento sugli sviluppi della crisi e le misure da intraprendere".

Gli Usa avvertono: "Putin ha ancora notevole potenza di combattimento"

"Al momento non c'è nessun meccanismo di de escalation in atto con la Russia". Nelle parole del portavoce del Pentagono John Kirby, in un briefing con la stampa sull'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca, sono cristallizzate tutte le difficoltà del momento. 
Secondo Kirby "Putin ha ancora a disposizione una notevole potenza di combattimento, che finora non ha spostato in Ucraina. Hanno subito battute d'arresto" ma "impareranno queste lezioni".  

Secondo il Pemtagono Le forze ucraine "stanno resistendo in modo abbastanza efficace intorno a Kiev, costringendo i russi a faticare per avanzare verso sud. Noi valutiamo che sono ancora fuori dal centro della città (i russi ndr)ma sappiamo con certezza che hanno intenzione di arrivare a Kiev". 

Dall'Ue sanzioni contro altri 26 oligarchi russi

Altri 26 oligarchi russi, tra cui i vertici delle principali società energetiche del Paese, sono stati inseriti nella lista delle persone, che diventano così 680 in totale, colpite dalle sanzioni Ue. Per loro scatta il congelamento dei beni e il divieto di entrare o transitare per il territorio dei Paesi Ue. Il provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea. 

Tra i sanzionati ci sono anche il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, l'uomo d'affari Alisher Usmanov e i proprietari del gruppo Alfa Mikhail Fridman e Petr Aven. Nella lista nera anche il proprietario di Severstal Alexei Mordashov, il Ceo di Rosneft Igor Sechin, il capo della Transneft Nikolai Tokarev e l'uomo d'affari Sergei Roldugin, il vice primo ministro Dmitry Chernyshenko, il ministro dell'Edilizia, dell'edilizia abitativa e dei servizi pubblici Irek Faizullin e il ministro dei Trasporti Vitaly Savelyev, oltre al regista e attore Tigran Keosayan.  

La decisione odierna integra il pacchetto di misure annunciato dall'Alto rappresentante dell'Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, dopo la videoconferenza dei ministri degli Affari esteri dell'Ue di ieri, 27 febbraio. Questo pacchetto include anche la fornitura di attrezzature e forniture alle forze armate ucraine attraverso il Fondo europeo per la pace, il divieto di sorvolo dello spazio aereo dell'Ue e l'accesso agli aeroporti dell'Ue da parte di vettori russi di ogni tipo e il divieto di transazioni con la Russia Banca centrale.

Stoltenberg a Biden: "Proteggeremo alleati"

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha partecipato alla teleconferenza con i leader mondiali organizzata dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sulla crisi in Ucraina. Al termine del vertice è stato pubblicato un post su Twitter. "Condanniamo la brutale invasione della Russia, sosteniamo il popolo coraggioso dell'Ucraina e proteggeremo gli alleati della Nato - ha scritto Stoltenberg - La nostra unità è più forte che mai".  

Chiusi i negoziati, nuovo raid aereo vicino a Kiev

Un raid aereo ha colpito Brovary, vicino a Kiev, poco dopo la fine dei negoziati tra Russia e Ucraina. Lo riferisce il Kyiv Independent citando il sindaco della città a meno di 30 km dalla capitale, Ihor Sapozhko, secondo cui ci sono dei feriti. 

Un attacco missilistico condotto invece su Vasylkiv, Bila Tserkva e Kalinovka ha poi distrutto un dormitorio di cinque pi

venerdì 21 gennaio 2022

gennaio 21, 2022 0

 

Vaccini Covid: il fumo accelera la caduta degli anticorpi

I risultati di uno studio tutto italiano, condotto da un team di ricercatori di diverse università e centri di ricerca italiani e spagnoli, sotto la supervisione degli esperti del CoEHAR

La protezione offerta dai vaccini contro il Covid-19 si basa sulla risposta anticorpale indotta dai diversi tipi di vaccini Covid-19 a disposizione. Il livello di anticorpi varia da persona a parsone e, come nel caso di altri vaccini, diversi fattori – alcuni dei quali modificabili – possono contribuire a questa variabilità.  Un’indagine epidemiologica, coordinata dal Centro di Ricerca sulla Sanità Pubblica (CESP) dell’Università Bicocca di Milano in stretta collaborazione con degli esperti del CoEHAR, ha studiato l’associazione tra lo stato di fumatore e le variazioni degli anticorpi, ossia le immunoglobuline G, IgG, prodotte dal vaccino e dirette contro Sars-Cov-2.

Come agisce il fumo sugli anticorpi

Lo studio è stato condotto su 162 operatori sanitari che, su base volontaria, si sono sottoposti a test sierologici mensili per valute l’andamento del livello di anticorpi nei sei mesi successivi alla vaccinazione con vaccino a mRNA Pfizer. Un terzo gruppo di partecipanti fumava regolarmente nel periodo di studio: in questo gruppo, a 60 giorni dalla vaccinazione, si è riscontrata una diminuzione del livello di anticorpi più rapida che nei non fumatori. 

«I vaccini si sono dimostrati un’arma efficace contro il Covid-19. Sappiamo che la risposta immunologica è influenzata dai diversi fattori, come una precedente infezione da SARS-CoV-2, ma anche i nostri comportamenti e stili di vita. Abbiamo bisogno di ulteriori conferme dalla ricerca, ma questo studio suggerisce che il fumo contribuisce a indebolire la risposta delle immunoglobuline e con possibili implicazioni sull’efficacia stessa della vaccinazione. E questo può riguardare anche gli altri vaccini oltre a quelli anti-Covid-19» spiega Pietro Ferrara, medico epidemiologo del CESP di Bicocca.

Il Prof. Riccardo Polosa, Fondatore del CoEHAR, guarda alle implicazioni dirette ai fumatori: «La ricerca scientifica in questo particolare periodo storico sta facendo sforzi enormi per trovare le risposte più efficaci per combattere il Covid-19, ma non possiamo dimenticare che ci sono tantissime altre malattie che portano alla morte e che dobbiamo considerare di risolvere i fattori di rischio modificabili, attraverso la corretta prevenzione o il passaggio a soluzioni meno dannose. Tra questi c’è l’abitudine al fumo. I nostri ricercatori stanno valutando quanto il fumo incida sulla progressione del Covid-19 e sull’impatto che Sars-Cov-2 ha sui soggetti fumatori: è evidente che si tratta di una relazione significativa che non possiamo sottovalutare».

Lo studio

Lo studio è parte di un più ampio progetto di ricerca, denominato VASCO (Monitoraggio della risposta al Vaccino Anti-SARS-CoV-2/COVID-19 in operatori sanitari) e coordinato dal CESP dell’Università Bicocca diretto dal Prof. Lorenzo Mantovani. L’obiettivo è stato quello di valutare la risposta al vaccino Pfizer in un campione generale di oltre 400 soggetti, confermando sicurezza ed efficacia della vaccinazione anti-COVID-19. 

L’ultima pubblicazione è la terza di una serie di ricerche parte del progetto VASCO, frutto della collaborazione attiva con il CoEHAR. Nello specifico, questa analisi si è concentrata su 162 soggetti con un’età media di 43 anni e, dei quali, 28 avevano avuto precedente infezione da SARS-CoV-2, in cui sono stati valutati il livello di anticorpi indotti dal vaccino e il suo andamento nel breve-medio termine dopo la vaccinazione. Tutti i soggetti erano stati precedentemente vaccinati con vaccino a mRNA BNT162b2 di Pfizer-BioNTech. 

Per esaminare la risposta anticorpale al vaccino, i volontari sono stati sottoposti a test sierologici seriati per valutare il livello degli anticorpi e come questi cambiano nel tempo. I risultati sono stati analizzati in funzione di età, sesso e precedente infezione da Covid-19. Successivamente, i ricercatori si sono chiesti se il fumo avesse potuto giocare un ruolo nel tipo e nella durata della risposta anticorpale, analizzando i dati mensili degli anticorpi. Le analisi sierologiche hanno dimostrato che il loro livello inizia a diminuire già dal secondo mese dopo la vaccinazione in maniera molto più rapida dei fumatori. 

Per confermare e rafforzare questa scoperta, gli studiosi sono attualmente impegnati a condurre una revisione della letteratura disponibile sulla risposta ai vaccini contro il Covid-19. I ricercatori del CoEHAR sono convinti che i risultati saranno indispensabili per aumentare la conoscenza sui meccanismi di risposta alla vaccinazione Covid-19, ma soprattutto per sensibilizzare i fumatori a smettere.

gennaio 21, 2022 0

 

Perché dimentichiamo alcune cose (ed altre no)

Secondo i ricercatori, l’oblio non è legato alla perdita della memoria, ma a un processo che ci induce ad avere comportamenti più flessibili e una migliore capacità decisionale

Per ogni avvenimento che viviamo nella nostra vita, il cervello crea e registra due ricordi distinti. Il primo serve per rievocare quell’evento nell’immediato, l’altro per rievocarlo a lungo termine. Quindi, per ogni evento vissuto, il cervello crea una traccia che viene definita “ricordo a breve a termine” che svanisce nel giro di pochi giorni, e una seconda traccia definita “ricordo a lungo termine” che può essere rievocata in qualsiasi momento. Sappiamo, quindi, che la memoria a lungo termine si occupa di immagazzinare, amministrare, e richiamare informazioni, e non ha limiti di capienza, ma ancora non è chiaro come i ricordi vengano recuperati. Pare che il recupero avvenga attraverso la riattivazione di uno schema unico di cellule nervose creato durante l’immagazzinamento.

Ad approfondire il tema del ricordo, nell’ambito del Programma Child & Brain Development, sono stati due ricercatori, il dott. Tomás Ryan, professore associato presso la Scuola di Biochimica e Immunologia e dal Trinity College Institute of Neuroscience del Trinity College di Dublino, e il dott. Paul Frankland, professore presso il Dipartimento di Psicologia dell'Università di Toronto, entrambi membri dell'organizzazione di ricerca globale canadese CIFAR. I due scienziati hanno elaborato una nuova teoria, pubblicata su Nature Review Neuroscience, secondo la quale la capacità di dimenticare, l’oblio, non è un’abilità negativa, ma rappresenta una forma di apprendimento.

La memoria e le cellule engram

Secondo gli scienziati, i ricordi vengono immagazzinati in insiemi di neuroni, chiamati “cellule engram” (si tratta della memoria potenzialmente recuperabile nel cervello). Queste cellule si dividono in accessibili (vengono riattivate da segnali di richiamo naturale) o inaccessibili (non vengono riattivate). L’oblio, ovvero la dimenticanza più o meno duratura di un ricordo, si verificherebbe quando queste cellule engram non possono essere riattivate (ricordi inaccessibili).

“I ricordi stessi sono ancora lì - dicono i ricercatori -, ma se gli insiemi specifici non possono essere attivati, non possono essere richiamati. E' come se le memorie fossero conservate in una cassaforte, ma non si ricorda il codice per sbloccarla”.

La riattivazione dei ricordi

Cosa determina la riattivazione di un ricordo? La capacità di riattivarlo o meno dipenderebbe, secondo la nuova teoria, dai feedback ambientali e dalla loro prevedibilità. Si tratterebbe di una caratteristica funzionale del cervello che gli consentirebbe di interagire dinamicamente con l’ambiente esterno e adeguarsi velocemente ad esso. In un mondo che cambia continuamente, dimenticare alcuni ricordi può risultare molto utile poiché ci porta ad avere comportamenti meno rigidi e più flessibili, e, quindi, un migliore processo decisionale. Se i ricordi sono stati acquisiti in circostanze che non sono rilevanti per il contesto ambientale che ci circonda, dimenticarli può essere una cosa positiva che migliora la nostra vita.

“Tutte le forme di oblio - hanno detto i ricercatori - coinvolgano il rimodellamento del circuito che modifica lo stato delle cellule engram da accessibile (possono essere riattivate da segnali di richiamo naturale) a inaccessibile (non possono essere riattivate). In molti casi i tassi di dimenticanza sono modulati dalle condizioni ambientali, e pertanto crediamo che la dimenticanza sia una forma di neuroplasticità che altera l'accessibilità delle cellule engram in funzione del contesto ambientale del momento”.

I 5 fattori di rischio che determinano se hai più o meno probabilità di sviluppare un declino cognitivo 

L’oblio è legato a un accesso alla memoria, non a una sua perdita

Sino ad ora abbiamo sempre considerato l'oblio come una perdita di informazioni, ma numerose e recenti ricerche suggeriscono che, almeno in alcuni casi, l'oblio è dovuto a un accesso alterato alla memoria piuttosto che alla perdita di essa. “Secondo la nostra nuova teoria - ha dichiarato il dott. Ryan - l'oblio è dovuto al rimodellamento del circuito che trasforma lo stato delle cellule engram da accessibile a a inaccessibile. E, poiché il tasso di oblio è influenzato dalle condizioni ambientali, crediamo che dimenticare sia in realtà una forma di apprendimento che altera l'accessibilità della memoria in linea con il contesto ambientale e con quanto questo sia prevedibile”.

Quando è la malattia a generare l’oblio

Ci sono molti modi in cui il nostro cervello dimentica, ma tutti agiscono per rendere l'engram - l'incarnazione fisica di un ricordo - più difficile da accedere. A proposito dell'oblio patologico, come conseguenza di una malattia, il dottor Ryan e il dottor Frankland hanno aggiunto che "l’'oblio naturale’, di cui abbiamo parlato sino ad ora, è reversibile in determinate circostanze e che negli stati patologici, come ad esempio nelle persone che hanno il morbo di Alzheimer, questi meccanismi naturali del ricordo siano dirottati, con una conseguente ridotta accessibilità delle cellule engram e perdita di memoria”.

gennaio 21, 2022 0

 

Gli uomini che vengono lasciati rischiano di più: quali sono le malattie correlate

Secondo uno studio, più rotture accumulate e troppi anni vissuti da soli genera un'infiammazione cronica negli uomini, ma non nelle donne, che aumenta il rischio di malattie e di morte

La fine di una relazione è sempre un’esperienze dolorosa, un evento traumatico che non genera solo una sofferenza psichica, ma può impattare fortemente anche sulla salute, soprattutto degli uomini. A dirlo è la Scienza. Diversi studi hanno, infatti, dimostrato come il divorzio aumenti la probabilità di un attacco cardiaco, in particolare fra quei soggetti che hanno alla spalle più separazioni.

A confermare tale tendenza un recente studio, pubblicato sul The Journal of Epidemiology&Community Health, secondo cui gli uomini di mezza età che sono stati lasciati più volte o hanno vissuto da soli per molti anni hanno livelli più elevati di infiammazione cronica dell’organismo. I ricercatori credono che questa condizione, se protratta nel tempo, possa aumentare il rischio di alcune malattie e di morte.

Lo studio

Al fine di indagare l'impatto che più relazioni fallite e più anni vissuti da soli possono avere sulla salute, i ricercatori hanno analizzato informazioni e campioni biologici relativi a 4.835 individui danesi (3.170 uomini e 1.442 donne) di età compresa tra 48 e 62 anni tratti dalla Copenhagen Aging and Midlife Biobank (CAMB). I dati considerati facevano riferimento a più fattori: il livello di istruzione, la storia individuale di divorzi e rotture coi partner, gli anni trascorri da soli tra il 1986 e il 2011 (in ventisei anni di vita), e i livelli nel sangue di due biomarcatori – interleuchina 6 (IL-6) e proteina C-reattiva (CRP) che indicano la presenza di un’infiammazione nell’organismo.

Che funzione hanno l'Interluchina 6 e la proteina C-reattiva

L’interluchina 6 (IL-6) viene prodotta dal sistema immunitario ed è implicata nella regolazione della risposta immunitaria. E’ parte dell’ampio gruppo di molecole chiamate "citochine pro-infiammatorie", che  svolgono un ruolo centrale nella regolazione dell’infiammazione. Concentrazioni eccessive nel sangue di questa proteina sono predittive di patologie infiammatorie, infezioni, disordini autoimmuni, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro. Durante uno stato infiammatorio questa proteina, a sua volta, stimola la produzione epatica di un altro importante marker d'infiammazione, la proteina C-reattiva (proteina di fase acuta), che indica l'entità e la gravità di questa infiammazione (più la concentrazione nel sangue di questa proteina risulterà alta, maggiore sarà l'infiammazione presente nell’organismo).

Gli uomini lasciati hanno livelli di infiammazione più elevati

Analizzando i dati, i ricercatori hanno riscontrato un aumento del 17% sia dei livelli di IL-6 sia dei livelli della CRP negli uomini che avevano subito due o più rotture rispetto a quelli che non erano mai stati lasciati dal partner. Allo stesso modo, gli uomini che avevano vissuto da soli per sette o poù anni  mostravano livelli di PCR più alti dell'11% e livelli di IL-6 più alti del 12% rispetto a coloro che avevano trascorso meno di un anno da soli.

“L’infiammazione cronica riscontrata - hanno dichiarato gli autori dello studio - è moderata, ma è significativa e rilevante dal punto di vista clinico, e molto probabilmente è un fattore che aumenta il rischio di diverse malattie e di mortalità".

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Nelle donne non è stato riscontrato lo stesso aumento

I ricercatori non hanno osservato la stessa correlazione nelle donne. La fine di più relazioni o una vita vissuta per più anni in solitaria, sembra non avere conseguenze sui livelli di infiammazione nel genere femminile. Secondo gli autori la discrepanza evidenziata dallo studio è legata al fatto che gli uomini tendono a esternare il loro comportamento in seguito alla rottura con un partner, ad esempio bevendo, mentre le donne sono più inclini a interiorizzare e manifestare sintomi depressivi. Due reazioni che potrebbero influenzare in modo diverso i livelli di infiammazione dell'organismo.

"Un numero limitato di separazioni e di anni vissuti da soli non costituiscono di per sé un rischio di problemi di salute, - chiariscono i ricercatori - ma lo studio mostra che la combinazione di molti anni di solitudine e di numerose rotture influisce sui livelli di PCR e IL-6”.

I livelli infiammatori sono più alti negli uomini con istruzione elevata 

I ricercatori hanno, infine, messo in relazione i risultati dello studio coi livelli di istruzione dei soggetti reclutati, e scoperto che gli uomini con più anni di scolarizzazione sono più suscettibili all'aumento dell'infiammazione. Tra gli uomini con più rotture accumulate, quelli con livelli di istruzione più elevati hanno mostrato un aumento maggiore sia di IL-6 che di CRP. Allo stesso modo, i livelli di IL-6 erano più elevati sono stati riscontrati negli uomini maggiormente istruiti che avevano trascorso almeno sette anni da soli, mentre maggiori livelli di PCR sono stati osservati negli uomini con alti livelli di istruzione e con due e sei anni di vita vissuta senza partner.