I fiorentini ammettono di acquistare prodotti e servizi contraffatti in misura maggiore del resto degli italiani: il 33,6%, contro il 30,5% registrato in Italia
Firenze, - I fiorentini, commercianti per eccellenza e per tradizione secolare, sono stregati dai prodotti contraffatti. Addirittura sono i primi in Italia. Il Giglio fiorentino sventola in cima alla hit parade delle città dove è più diffuso il dilagante fenomeno del buon affare illegale. Come a dire lo shopping fake. I dati forniti da Confcommercio parlano chiaro, si commentano da soli. La percentuale di fiorentini che nel 2019 hanno acquistato almeno un prodotto “fake” è superiore di oltre tre punti percentuali rispetto al dato nazionale: il 33,6%, contro il 32,1% registrato nel Centro Italia e il 30,5% in Italia.
Lo rivela l’ultima indagine di Confcommercio-Imprese per l’Italia condotta insieme a Format Research. La ricerca, presentata a livello nazionale in occasione della settima edizione della Giornata “Legalità ci piace”, è stata diffusa a livello territoriale nel corso dell’incontro convocato al Grand Hotel Baglioni. Al dibattito hanno partecipato anche la vicesindaca del Comune di Firenze Cristina Giachi, il presidente della Camera di Commercio di Firenze Leonardo Bassilichi, il prefetto Laura Lega, il questore Armando Nanei, il comandante provinciale dei Carabinieri Antonio Petti, il comandante del Gruppo Firenze della Guardia di Finanza Dario Sopranzetti il presidente della Confcommercio di Firenze Aldo Cursano.inRead invented by Teads
Secondo i risultati dell’indagine, tra i prodotti contraffatti più acquistati dai consumatori fiorentini ci sono capi di abbigliamento (59,0%), alimentari (42,2%), scarpe e calzature (36,0%). Sul web comprano però anche giocattoli (+10% rispetto alla media). I fiorentini, più degli altri connazionali, sono consapevoli del fatto che comprando prodotti contraffatti rischiano sanzioni amministrative (lo dichiara l’89,2% contro il 66,8% della media italiana) o altri pericoli addirittura per la salute. Tuttavia, nove su dieci (87%, contro il 68% della media) lo considerano pur sempre un ottimo modo per fare un «buon affare». L’indagine traccia anche l’identikit del consumatore «illegale» a Firenze: è in prevalenza donna (53,6%), dai 35 anni in su, con un livello d’istruzione medio (per il 50,6%), generalmente impiegato, pensionato o disoccupato (per il 69,7%). A dare più fastidio alle imprese fiorentine del terziario, però, più che la contraffazione è l’abusivismo, percepito in maggiore aumento tra i fenomeni illegali, sebbene in misura più contenuta di quanto non lo sia per il resto d’Italia (30%, rispetto al 46% del Centro e al 34% dell’Italia). Il 48,5% degli imprenditori fiorentini si ritiene danneggiato dall’azione dell’illegalità . Concorrenza sleale (60,8%, in linea con l’Italia) e riduzione del fatturato (25,3%, di molto inferiore rispetto al dato nazionale) gli effetti di contraffazione e abusivismo che pesano di più sulle imprese di Firenze. «La situazione messa in luce dall’indagine è preoccupante: la crisi economica e la mancanza di risorse sufficienti nelle famiglie sembrano spingere la crescita dell’illegalità » osserva il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. «Ormai l’illegalità è diventata la normalità e questo presupposto mina alle basi anche ogni possibilità di reale sviluppo economico - aggiunge il presidente della Confcommercio di Firenze Aldo Cursano -, tra conti da pagare, bilanci da far tornare, regole e regoline in perenne cambiamento da rispettare, fare impresa oggi è sempre più difficile».
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