Secondo gli inquirenti, lʼorganizzazione criminale disponeva di un vero e proprio esercito con "500 leoni" armati che avrebbero potuto dar vita ad una guerra di mafia
Sessantanove arresti, sequestri per 35 milioni di euro e un centinaio di perquisizioni, per un totale di circa 200 indagati. Sono questi i numeri della maxi operazione contro una cosca mafiosa di matrice stiddara, con quartier generale a Brescia, che ha pesantemente inquinato diversi settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d'imposta fittizi per decine di milioni.
La Stidda, organizzazione mafiosa della provincia di Caltanissetta, era pronta a dar vita ad una nuova guerra coi clan rivali di Cosa nostra, ma aveva nel tempo esteso le sue ramificazioni anche al nord. Secondo gli inquirenti, la Stidda di Gela disponeva di un vero e proprio esercito con "500 leoni" armati che avrebbero potuto dar vita ad una guerra di mafia.
L'indagine, denominata "Stella Cadente", ha avuto origine nel 2014 dopo il ritorno in libertà dei fratelli Bruno e Giovanni Di Giacomo, che una volta fuori dal carcere hanno riallacciato le fila di una fitta rete di contatti con sodali, vecchi e nuovi, della Stidda gelese.
In particolare, i due fratelli sono riusciti a imporre la loro supremazia nel territorio gelese avvalendosi d'imprese mafiose, intestate a prestanome, dedite alla distribuzione dei prodotti per la ristorazione e di prodotti alimentari, in quello delle serate in discoteca e nel settore immobiliare. I magistrati sono riusciti a documentare diversi episodi di estorsione ai danni di commercianti e imprenditori, anche avvalendosi di attentati incendiari nei confronti di chi si rifiutava di sottostare alla legge del clan.
La Stidda, capeggiata da Bruno Di Giacomo, aveva imposto l'acquisto di prodotti per la ristorazione e alimentari a numerosi commercianti gelesi che erano costretti ad acquistare, talvolta a prezzi maggiorati e in altre occasioni in quantità maggiori rispetto al loro volere.
Altro settore economico d'interesse dell'organizzazione era quello delle costruzioni, della ristrutturazione e compravendita immobiliare, dove la Stidda si era inserita attraverso società di comodo, intestate ad Alessandro Emanuele Pennata, costituite al chiaro scopo di "ripulire" il danaro proveniente dalle attività illecite.
L'indagine, denominata "Stella Cadente", ha avuto origine nel 2014 dopo il ritorno in libertà dei fratelli Bruno e Giovanni Di Giacomo, che una volta fuori dal carcere hanno riallacciato le fila di una fitta rete di contatti con sodali, vecchi e nuovi, della Stidda gelese.
In particolare, i due fratelli sono riusciti a imporre la loro supremazia nel territorio gelese avvalendosi d'imprese mafiose, intestate a prestanome, dedite alla distribuzione dei prodotti per la ristorazione e di prodotti alimentari, in quello delle serate in discoteca e nel settore immobiliare. I magistrati sono riusciti a documentare diversi episodi di estorsione ai danni di commercianti e imprenditori, anche avvalendosi di attentati incendiari nei confronti di chi si rifiutava di sottostare alla legge del clan.
La Stidda, capeggiata da Bruno Di Giacomo, aveva imposto l'acquisto di prodotti per la ristorazione e alimentari a numerosi commercianti gelesi che erano costretti ad acquistare, talvolta a prezzi maggiorati e in altre occasioni in quantità maggiori rispetto al loro volere.
Altro settore economico d'interesse dell'organizzazione era quello delle costruzioni, della ristrutturazione e compravendita immobiliare, dove la Stidda si era inserita attraverso società di comodo, intestate ad Alessandro Emanuele Pennata, costituite al chiaro scopo di "ripulire" il danaro proveniente dalle attività illecite.
#poliziadistato Caltanissetta arresta a Gela capi, gregari e sodali di organizzazione mafiosa della "stidda" che gestiva traffico stupefacenti e si infiltrava nell'economia legale con imprese di comodo, facendo estorsioni e imponendo i prodotti delle loro aziende.
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Autista e "portavoce" di Di Giacomo era poi Vincenzo Di Maggio che si occupava di riferire gli ordini del capo agli altri componenti del gruppo presenti sul territorio. Così facendo i fratelli Di Giacomo e lo storico stiddaro Filippo Scerra evitavano di incontrarsi quotidianamente, riducendo il rischio di essere scoperti dalla polizia. Sempre Di Maggio, faceva parte poi dell'ala cosiddetta "imprenditoriale" del clan, avendo assicurato il proprio contributo nella gestione di attività economiche controllate dall'organizzazione mafiosa, e risultando preposto alla gestione di una nota discoteca, che era sotto il completo controllo degli stiddari.
Di Maggio, insieme ad Alessandro Scilio e Gaetano Marino, si occupava anche del traffico di stupefacenti. In poco tempo, la Stidda ha intessuto rapporti con importanti piazze siciliane dello spaccio come quella di Palermo, Catania e Vittoria, dove sono stati individuati alcuni fornitori e corrieri, ma anche con piazze di spaccio torinesi.
Diversi i covi impiegati dall'organizzazione. Da quello di via Tucidide, dove 4 anni fa furono scoperti 13 chili di hashish e marijuana e una pistola calibro 75, a quello di via dei Mille dove, nel novembre del 2016 furono trovati 52 chili di hashish, un chilo di cocaina e una pistola semiautomatica con matricola abrasa.
Un altro covo a disposizione della Stidda è stato scoperto in via Solferino, dove Giuseppe Nastasi deteneva e spacciava droga per conto de clan. Per quanto concerne il sequestro di beni, si tratta dell'intero capitale sociale e del compendio aziendale della Cartaplastic srls, con sede legale a Gela, che si occupa del commercio di saponi e detersivi e ingrosso di altri prodotti nel settore alimentare, intestato a Laura Cosca quale titolare delle quote; dell'intero capitale sociale e del compendio aziendale della Sweet Plastic srls, con sede legale a Gela, che si occupa del commercio di saponi e detersivi e ingrosso di altri prodotti nel settore non alimentare, intestato sempre a Laura Cosca quale titolare delle quote; dell'intero capitale sociale e del compendio aziendale della Malibù Indoor srls, con sede a Gela, che si occupa d'intrattenimento all'interno della discoteca Malibù di Gela, con intestazione di parte delle quote a Giuseppe D'Antoni.
Di Maggio, insieme ad Alessandro Scilio e Gaetano Marino, si occupava anche del traffico di stupefacenti. In poco tempo, la Stidda ha intessuto rapporti con importanti piazze siciliane dello spaccio come quella di Palermo, Catania e Vittoria, dove sono stati individuati alcuni fornitori e corrieri, ma anche con piazze di spaccio torinesi.
Diversi i covi impiegati dall'organizzazione. Da quello di via Tucidide, dove 4 anni fa furono scoperti 13 chili di hashish e marijuana e una pistola calibro 75, a quello di via dei Mille dove, nel novembre del 2016 furono trovati 52 chili di hashish, un chilo di cocaina e una pistola semiautomatica con matricola abrasa.
Un altro covo a disposizione della Stidda è stato scoperto in via Solferino, dove Giuseppe Nastasi deteneva e spacciava droga per conto de clan. Per quanto concerne il sequestro di beni, si tratta dell'intero capitale sociale e del compendio aziendale della Cartaplastic srls, con sede legale a Gela, che si occupa del commercio di saponi e detersivi e ingrosso di altri prodotti nel settore alimentare, intestato a Laura Cosca quale titolare delle quote; dell'intero capitale sociale e del compendio aziendale della Sweet Plastic srls, con sede legale a Gela, che si occupa del commercio di saponi e detersivi e ingrosso di altri prodotti nel settore non alimentare, intestato sempre a Laura Cosca quale titolare delle quote; dell'intero capitale sociale e del compendio aziendale della Malibù Indoor srls, con sede a Gela, che si occupa d'intrattenimento all'interno della discoteca Malibù di Gela, con intestazione di parte delle quote a Giuseppe D'Antoni.
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